La scienza del male: quali possibili cause?

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I ricercatori che da decenni studiano il male negli esseri umani ci hanno lasciato molti dati preziosi. Anche se siamo certamente lontani dal trovare il fattore scatenante che possa definirlo, dobbiamo cominciare ad accettare che le persone malvagie sono più simili agli altri di quanto siamo pronti ad ammettere.

Sono stati molti i ricercatori che hanno tentato di avvicinarsi al concetto di scienza del male nel tentativo di scoprire cosa si nasconde dietro i comportamenti devianti. Le neuroscienze cercano da tempo di scoprire cosa succede nel cervello di chi fa del male, e molti psicologi sociali hanno condotto esperimenti spinti dalla stessa speranza.

Sembra che siamo guidati da un reale bisogno di sapere cosa nascondono le persone malvagie e quanto sono diverse da noi. Cerchiamo instancabilmente le radici di questa differenza.

In fondo tutti vorremmo trovare qualcuno che possa darci delle linee guida per poter forse evitare la minaccia che rappresentano. O per assicurarci di essere diversi da loro che ci definisce come una differenza fisica.

Anche se abbiamo già indizi e sono state riscontrate piccole differenze strutturali nel cervello, oggi non abbiamo ancora una risposta assoluta e priva di errori. E questo perché la questione non è così semplice come separare i buoni dai cattivi. Gli esseri malvagi risultano essere più simili agli esseri non malvagi di quanto siamo disposti ad ammettere.

Di seguito presentiamo i possibili fattori che influenzano la manifestazione della malvagità, frutto di più di quarant'anni di ricerca.

Il tipo di allegato

Il tipo di allegato sembra essere uno dei fattori che favoriscono l'insorgere della cattiveria nell'individuo. La ricerca sui disturbi della personalità negli adulti rivela un alto tasso di abuso emotivo e di abbandono nelle prime fasi della loro vita.

Ovviamente il fatto di per sé non definisce una persona come malvagia ma sembra essere un denominatore comune per una buona parte. Lo sviluppo di questa idea ce lo spiega Il maltrattamento emotivo durante l’infanzia rappresenta un ostacolo allo sviluppo dell’altruismo .

Ma ancora una volta questo fatto non spiega di per sé il male. In alcuni casi, le persone veramente malvagie non hanno subito alcun abuso durante l’infanzia. Sarebbe pertanto troppo semplicistico ricorrere a questo fattore come indicatore assoluto.

Il biologico

Alcuni genetisti lo hanno scoperto la versione del gene MAO-A può essere un fattore di rischio per lo sviluppo di un disturbo comportamentale anche con episodi di delinquenza ricorrente durante l'adolescenza e l'età adulta.

Questa scoperta è stata fatta da Avsshlom Caspi ha anche rivelato una forte correlazione di questo gene con abusi subiti durante l’infanzia . Vale a dire che ancora una volta sembra che la biologia sia condizionata dall'ambiente in cui gli esseri umani crescono.

Un altro fattore biologico che sembra avere un impatto sulla scienza del male è il livello di un ormone steroideo sessuale prenatale: il testosterone. Il livello di questa sostanza a cui è esposto il bambino nel grembo materno durante la gestazione sembra influenzare lo sviluppo del circuito empatico del cervello umano.

La scienza del male: il lato oscuro dell'essere umano

Il brillante criminologo Giulia Shaw ha recentemente pubblicato i suoi studi in un libro che tenta anche di spiegare il motivo dell'esistenza del male nell'essere umano. Shaw analizza scrupolosamente le scoperte neuroscientifiche in materia basso livello di attivazione prefrontale ventromediale nel cervello delle cosiddette persone cattive.

Questo sembra essere un altro fattore legato a quello che Shaw definisce un processo di disumanizzazione e autogiustificazione del danno esercitato su terzi. Questo tipo di anomalia combinato con un certo grado di paranoia alimentato da un atteggiamento ansioso e dalla mancanza di senso dell'orientamento potrebbe indurre una persona a danneggiare gli altri.

Allo stesso tempo il Shaw analizza ciò che in psicologia è noto come triade oscura : psicopatia, narcisismo e machiavellismo. E aggiunge un quarto elemento alla triade: il sadismo. Infatti questo autore fa un'analisi straordinaria delle diverse tipologie di narcisismo.

Definisce i narcisisti vulnerabili sono molto più pericolosi dei narcisisti grandiosi. Sembra che i primi siano più inclini alla ruminazione rabbiosa e all'ostilità e si comporterebbero terribilmente male se la situazione lo richiedesse.

I mostri non nascono mostri, ci dice la scienza del male

Sfogliando tutta la letteratura a nostra disposizione fino ad oggi non possiamo affermare che la scienza del male preservi il fattore sotteso al male. Al contrario. Sembra che questa caratteristica si sviluppi nel tempo e che i fattori ambientali la influenzino definitivamente.

In questo senso i brillanti esperimenti di Filippo Zimbardo Stanley Milgram e altri studiosi della scienza del male ci avevano messo in guardia sulla facilità con cui le brave persone improvvisamente si comportano male in determinati contesti ambientali.

Ciò significherebbe che in molti casi il confine che separa un’azione buona da una cattiva non è chi la commette ma in quali circostanze. Questo ci obbliga a un esercizio per comprendere i giudizi che diamo sulle persone che agiscono malvagiamente. Non si tratta ovviamente di giustificarli. Dobbiamo però ammettere che molte variabili influenzano le nostre azioni e non sempre quelle personali.

Di conseguenza al momento non sembra possibile riscontrare un brutto disturbo di personalità. L'obiettivo di creare mezzi utili a prevenire questi comportamenti si traduce quindi in lo sviluppare una tendenza a umanizzare le persone che agiscono malvagiamente alla luce del ruolo svolto dal contesto circostante.

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