
Nessuno di noi è infallibile: siamo tutti delicatamente imperfetti ma unici nella nostra essenza e nella nostra storia personale. Per questo è bene e necessario accettare gli errori che abbiamo commesso senza cadere in continue lamentele ma allo stesso tempo avere le idee chiare su cosa non rifaremmo, quali strade ripercorreremmo e quali persone terremmo lontane da noi.
In uno dei suoi film Woody Allen disse: Non rimpiango nulla della mia vita, ma la verità è che vorrei essere un'altra persona . Questa frase ironica sintetizza perfettamente un fatto molto concreto: gli errori che abbiamo commesso nel corso della nostra vita feriscono e molto spesso costituiscono una minaccia così terribile per la nostra dignità che vorremmo davvero poter premere il pulsante Rewind e ricominciare tutto da capo.
Il successo passa da un fallimento all'altro senza mai perdere l'entusiasmo.
Le persone però non sono macchine ed è proprio in questo dettaglio che risiede la nostra grandezza. In quella magia intrinseca nel nostro DNA che ci spinge a imparare dagli errori commessi in passato per avanzare come specie e migliorare così le nostre condizioni in questo mondo complicato. In definitiva, vivere significa andare avanti ma anche cambiare. Saper imparare la lezione dopo un errore è quindi come affrontare una salita e raggiungere un punto da cui intravediamo ogni giorno il percorso per essere persone migliori.
Non prenderne atto, non accettarlo né restarvi incatenato senso di colpa che ci corrode e ci tiene legati al passato significa impedirci di crescere e di proseguire lungo quel percorso che va affrontato a qualunque età e in qualunque momento.

Quelle azioni di cui ci pentiamo ma che fanno parte del bagaglio della vita
Il senso di colpa o il pentimento si presentano in molte forme: proiettano ombre deformate e tessono reti intricate nelle nostre menti perfette per tenerci intrappolati . I fatti più concreti possibili rapporto con la persona sbagliata una scelta professionale sfavorevole una svista che ci ha creato problemi una promessa non mantenuta una cattiva azione o un'affermazione errata spesso ci costringe ad osservarci come davanti ad uno specchio senza filtri come una ferita aperta senza anestesia. È solo a quel punto che prendiamo coscienza delle crepe nel terreno della nostra presunta maturità che dobbiamo riparare dopo aver raccolto i cocci rotti della nostra dignità.
D'altronde in un interessante studio pubblicato sulla rivista Psicologia cognitiva Una valutazione e un’autoanalisi che può essere anche sana e catartica: ci aiuta a fare scelte migliori e a orientare con maggiore precisione la nostra bussola personale.

Tuttavia, il vero problema sorge quando si raggiunge la vecchiaia. Quando una persona raggiunge i 70 anni appare il famoso rimpianto per le cose non fatte occasioni perse decisioni non prese per mancanza di coraggio. Dovremmo avere ben chiaro in mente che il rammarico peggiore è quello di una vita non vissuta. Proprio per questo, molti dei nostri presunti errori, quelli che non hanno avuto conseguenze fatali o terribili nella nostra vita, non sono altro che il nostro bagaglio di esperienze, la nostra eredità vitale. È da quelle fessure che filtra la luce della saggezza.
Gli errori busseranno sempre alla nostra porta, in un modo o nell’altro
Un errore implica innanzitutto assumersene la responsabilità. È qualcosa che quasi tutti noi sappiamo senza dubbio e tuttavia non sempre siamo in grado di fare quel passo importante e degno. Subito dopo l’errore avviene quella che in psicologia chiamiamo riparazione primaria ovvero, procedere a una scelta semplice e fondamentale come porre fine a una relazione problematica, abbandonare un progetto fallito o addirittura chiedere scusa per il danno causato a qualcun altro.
L’errore è la base del pensiero umano. Se non ci è stata data la capacità di non sbagliare è per un motivo molto semplice: per migliorarci.
-Lewis Thomas-

Dopo questo passaggio bisogna procedere con un'altra fase più delicata, intima e complessa. La riparazione secondaria ci interessa da vicino: è a questo punto che dobbiamo ricucire con meticolosa precisione ogni brandello rimasto del nostro autostima ogni fibra strappata alla nostra concezione di noi stessi. È qui che non dobbiamo lasciare spazio ai rancori o al peso delle delusioni. È qui che non possiamo permetterci di chiudere le porte dei nostri cuori e le finestre che si spalancano su nuove opportunità.
Uno studio pubblicato sulla rivista Personalità e psicologia sociale
La convinzione che l’età e l’esperienza ci rendano finalmente immuni dagli errori è poco più che un mito. Mettiamo da parte questo malinteso e accettiamo un fatto molto concreto e importante: essere vivi significa accettare cambiamenti e sfide, permettendoci di incontrare nuove persone e fare cose nuove ogni giorno. Sbagliare in alcune di queste cose fa parte del gioco e aggiunge un tassello in più alla nostra crescita. Negarsi la possibilità di sperimentare e rimanere eternamente ancorati all'isola del pentimento, della paura e del sto bene così come sto significa limitarsi a respirare ed esistere ma non a VIVERE.
Immagini per gentile concessione di Miss Led