La parola ai giurati: leader che manipola

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La parola ai giurati è un'opera drammatica dell'autore Reginald Rose. La sceneggiatura iniziale era pensata per la televisione ma successivamente è stata adattata per il cinema e il teatro.

Reginald Rose è nato negli Stati Uniti negli anni '50 e si è dedicato alla scrittura di sceneggiati (destinati principalmente alla televisione). Dai suoi racconti attraverso i quali provvede un quadro chiaro e preciso della realtà collettiva traspare dall'interesse per le questioni sociali e politiche molto controverse dell'epoca.

La sua opera più famosa è sicuramente La parola ai giurati in cui evidenzia quanto sia complicato per l'essere umano (non oggettivo per natura)

Il fil rouge della complessa trama è rappresentato da una giuria composta da 12 uomini molto diversi tra loro che devono mettersi d'accordo per stabilire se l'imputato è colpevole o innocente. L'accusa è di omicidio colposo e ciò che decideranno avrà conseguenze importanti.

Davanti ai dodici uomini, un magistrato dichiara concluso il processo a carico di un 18enne accusato dell'omicidio del padre e chiede ai membri della giuria di ritirarsi per decidere il verdetto. Se il ragazzo verrà giudicato colpevole verrà condannato alla sedia elettrica con l'accusa di omicidio di primo grado.

Proprio quando sembra che basterà poco perché arrivino a un verdetto di colpevolezza, uno di loro confessa di non esserne del tutto sicuro e sostiene la presenza del cosiddetto ragionevole dubbio per il quale sei tenuto a riconsiderare eventuali addebiti. La persona che si oppone al pensiero della maggioranza presenta le sue argomentazioni e chiede una nuova votazione per vedere se qualcun altro ha cambiato idea. Votazione dopo votazione i dubbi che all'inizio sembravano sepolti sotto un'apparente chiarezza, cominciano a venire a galla.

A quel punto la giuria decide di riconsiderare il verdetto e riesaminare il caso in modo più approfondito. I giurati discutono le prove presentate e le dichiarazioni rese dai testimoni e giungono a nuove conclusioni.

Durante la deliberazione l'ultima parola spetta ai famosi giurati fanno emergere le loro paure, parlano delle loro esperienze di vita, rivelano la loro personalità e spiegano i pregiudizi che li portano a sostenere il loro punto di vista.

Forse è proprio questa la magia di film : è come se ci ponesse davanti ad uno specchio che ci permette di comprendere che dietro la maggior parte delle opinioni e credenze che sosteniamo e difendiamo, si nascondono motivazioni che non osiamo confessare nemmeno a noi stessi.

La parola ai giurati: come un leader riesce a ribaltare il verdetto

Esiste un ragionevole dubbio quando tutti i membri della giuria intendono deliberare frettolosamente e raggiungere un verdetto di colpevolezza. Durante la prima votazione rapida e piuttosto sconsiderata, tutti i membri della giuria tranne uno dichiarano colpevole l'imputato.

È proprio in quel momento che vediamo la capacità di emergere leadership del giurato che la pensa diversamente: si dimostra capace di persuadere gli altri membri del gruppo che a poco a poco inizieranno a dubitare della colpevolezza del giovane imputato. Questo personaggio che accende la miccia ha tutte le caratteristiche che dovrebbe possedere un buon leader.

Sa ascoltare gli altri

Durante tutto il film il protagonista ascolta attentamente ciascuna delle opinioni senza cadere nella tentazione di interrompere la discussione degli altri membri della giuria. Ascoltare gli altri gli permette di mettere insieme informazioni, identificare problemi, prendere decisioni e risolvere conflitti.

Riesce a far sentire importanti i suoi colleghi, li fa sentire parte integrante della giuria perché sa che così facendo è più facile per loro impegnarsi ad abbandonare gradualmente la posizione comoda di chi prende una decisione senza riflettere e partecipare al dibattito.

È assertivo

I giurati vorrebbero chiudere la questione il prima possibile. Tuttavia il nostro protagonista va contro corrente ed esprime il suo disaccordo. Non è facile scontrarsi con l’opinione della maggioranza. Il rischio è che i suoi colleghi chiamati a giudicare l'imputato finiscano invece per giudicare lui.

Ciò nonostante un leader non rinuncia ad esprimere la sua sincera opinione al di là dell'inerzia della corrente sociale. È consapevole della sua responsabilità e se la assume anche a costo di trovarsi in una posizione scomoda. Inoltre, un buon leader deve essere in grado di ricordare agli altri le conseguenze delle decisioni collettive.

Dirige, coordina e modera

Il protagonista del film funge da moderatore nelle discussioni tra i membri della giuria gestisce e risolve il conflitti e garantisce che la comunicazione sia fluida ed efficace. Questo film è un ottimo esempio per coloro che si trovano nella posizione di dover convincere gli altri attraverso le argomentazioni indipendentemente dal fatto che la loro autorità provenga da fonti diverse come un maggiore prestigio o una maggiore esperienza.

È onesto

In La parola ai giurati non vediamo un leader testardo. Nella prima votazione votare a favore dell'innocenza dell'imputato per aprire un dibattito e non semplicemente per prendere posizione. I motivi per cui fa questa scelta sono vari. Sa che se non si oppone all'opinione della maggioranza non ci sarà dibattito.

Quindi si dimostra onesto . Non chiude, anzi esprime i suoi dubbi. Spiega agli altri che non sa per cosa votare e che per questo vorrebbe ascoltare le ragioni di chi ha un'opinione ben definita. In questo modo riesce a coinvolgere tutti gli altri, cosa che difficilmente sarebbe accaduta se avesse deciso di affrontarli direttamente.

La sincerità è lo strumento migliore per chiarire dubbi e risolvere i conflitti che sorgono tra i giurati nel tentativo di raggiungere un verdetto.

Analizzare e risolvere

Nel corso di La parola ai giurati puoi vedere te stesso come il leader coglie l'occasione per portare alla luce nuove prove che instillano dubbi nel resto del gruppo. Sfruttando le sue capacità analitiche e poiché sa davvero come comportarsi con le persone, cerca di fornire una visione obiettiva dei fatti.

È ovvio che in presenza del ragionevole dubbio discusso nel film non si può far altro che assolvere l'imputato tuttavia, è difficile discernere tra ciò che è probabile e ciò che è possibile quindi il regista lascia allo spettatore pensare ciò che ritiene più corretto.

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